martedì 1 ottobre 2013

Altrove

Non chiederò perdono
e non ti parlerò di quello che è successo
di quello che accadrà
non farò finta di sorridere
quando dentro tutto muore
quando forse mille parole
non basterebbero per capirci
come facciamo di solito 
con uno sguardo
anche lontano un miglio
lontano  
non vorrò avere delle risposte
e non saprò perché è così
perché è andato diversamente
perché 
perché tra mille domande
non ho una risposta giusta
nonostante tutto
non tornerò indietro 
per rivedere gli sbagli fatti
delle cose non dette
non sarò più qui


mi troverai altrove.

sabato 28 settembre 2013

Schegge



Forse ti senti solo
e sei venuto qui
vicino a me, con il tuo bicchiere di vodka
in un angolo di Parigi
mentre facciamo rumore
davanti alla gente
che cammina distrattamente

ed io che fisso il vuoto
schegge nella pelle
vuoti colmi di semplicità
profumo di cose attorno
pieni di vita

nello spazio dove nasce il sole
c'è uno scrigno
è pieno di luce
ci investe, colpisce
non si può tornare indietro 
non esiste altra via
mi porterai
lontano
distante
dove vuoi tu 

finché il sole mi accecherà. 

giovedì 5 settembre 2013

Lontano

Correre

distante
lontano

da soli senza freni
con l’aria fresca
con i ricordi che frenano
la mente
la bocca

le parole
diventano macigni

le lacrime
sono amare
scivolano tra le mie dita
che non sanno più

cosa indicare.

martedì 3 settembre 2013

Chiodi


Attimi che chiamano


impercettibili nel grande caos



rimangono impressi 

chiodi contro chiodi

nel punto

in cui non c'è dolore

ma solo amore. 

mercoledì 7 agosto 2013

E poi vorresti che non se ne vada. Che ti stringa ancora , più forte, più di prima. Non vedi l ora che sia un nuovo giorno, per poter amare ancora di più, per scambiare la pazzia nella tua medicina quotidiana.

7agosto

Le cose, le persone, bisogna viverle. E quando dico "viverle", è inteso proprio nel modo più semplice possibile . Altrimenti si parla solo di fuffa. Di cuori straziati per nulla, di parole senza fondamenta, di ricordi belli ed emozioni tirate e stropicciate , amplificate fino a farle quasi scoppiare... ma che rimangono echi. Ciò che resta alla fine, dopo tempo, sono solo ricordi sbiaditi. Posso dire di conoscere nella mia vita pochissime persone. Le conto sulle dita della mano. Ci vuole fatica, pazienza, ci vuole spirito , curiosità. Tutto il resto va e viene. Chi hai conosciuto per davvero, no.

domenica 4 agosto 2013

Vendome




sembra tutto finto
il tuo sorriso 
le tua mani
le tue parole
perfino l’aria intorno a me
ci sono dei fiori che bussano alla tua porta
sembra che mi stiano guardando
mentre io penso a quel prato verde
tra due panchine un cane che abbaia
le emozioni che rimbombano
e fanno eco dentro me
picchiano la mia anima
dentro e fuori
cicatrici che odio
ed all’improvviso odio te
odio il mondo
questa maledetta finestra 
e poi l’odore dell’erba
del vento
delle tue parole
che mi dominano
nella mia nullità
nella mia memoria
cosa rimane? 
uno spazio infinito
le emozioni che ci legano
e che distrattamente 

mi tengono in vita.

venerdì 26 luglio 2013

Silvia Brandi



Il disincanto notturno

dei silenzi inaspettati 


delle luci avvolgenti che pungono


pungono fino al cuore


si fanno male stridendo 


proprio come noi.

lunedì 1 luglio 2013

Tra le tue cose




Tra le tue cose riesco a trovare anche un pò di me, strano a dirsi. Il disordine soprattutto, tipico di chi crede avere del caos anche nell'anima. Forse è per questo che continuo a lasciare pezzi di me anche dentro casa mia, il che è tutto dire.   

Ogni singola cosa mi sorride. A volte mi sembra di impazzire, di vivere lo spazio di un servizio al Tg. Breve , passeggero. Ed invece no, tu sei lì, a darmi sicurezza per quel che puoi, per quel che posso assorbire. Forse poco, troppo poco per viaggiare sugli stessi binari, ma comunque presente. Questo è ciò che conta. Conta il tuo sorriso , il nostro sguardo sereno, più di ogni altra cosa.
Gli abbracci ci riempiono di vita, ci hai mai fatto caso? E' il momento in cui, come dico sempre, anche il cuore riesce ad abbracciare l'altro per poter stare finalmente vicini. 
E' stato un gesto ad avermi fregato. Tutte le cose piccole che messe insieme fanno proprio te.
Come potrei non volerti bene? Come potrei non amarti? 
Anche nei nostri difetti, enormi ed altre volte impercettibili, che ci aiutano a confrontarsi. 
Inventare , creare, disfare, modellare. Il disegno di un bambino che poco a poco diventa completo. L'armonia degli odori che ci rende leggeri, come un sorriso. 
Ridere di noi,  sorridere a  questa vita che mi regala emozioni forti.
E tu, sei una di quelle. 

domenica 9 giugno 2013

Cmd



La pioggia sbatte sui muri e sulla strada mentre tu mi dici che forse è meglio andare a casa, che nel silenzio della notte potrebbero sentirci. Sento il bisogno cieco di venirti dentro e mangiarti le parole che escono come un vortice e rimbalzano da un finestrino all’altro, consapevole di essere fregata già in partenza. Non era colpa del divano dove abbiamo parlato prima se mi ha assorbita fino al midollo, dalle tue stronzate e dalle mie. E che l’alcol non lo reggo più. Inizio a farneticare con frasi fatte e pensieri che viaggiano già oltre alla velocità della luce. Guardo le mie calze e sorrido. Puoi anche distogliere gli occhi però, che dopo un pò mi pesa. Gioca pure, io sto al gioco quanto te, non sei l’unico che ha visto cose incredibili nella vita tanto la si capisce lontano un miglio la tua tristezza sotto il mantello dell’ipocrisia. Avrei potuto farti un buon tea. Hai esaurito ciò che avevi da dire? 

Ora, sempre ora, questo il momento per Essere.

Tasche



Chissà che fine ha fatto quella tua voglia di sorridere e strappare la vita alla vita per portarla con te, nelle tua tasche, ogni giorno passato insieme.

venerdì 24 maggio 2013

Greenback



pensare di amalgamare colori
riversarli per terra violentemente
e confondere i suoni
i battiti del tuo cuore
la tua pelle così profumata vicino la mia

ricordarsi di essere vivi
mentre siamo vicini
di essere al sicuro
mentre fuori è buio
nascondersi dietro sguardi persi nel vuoto


ritornare forse un pò bambini
spensierati volteggiare tra i sogni
ed incubi pronti a distruggere
brandelli della nostra anima

sentirsi così pieni
nella pienezza sincronizzare 
lacci d’amore
annodarli, stringerli, scioglierli
accarezzarli, dipingerli con la fantasia 

volti diversi
momenti frenetici 
carica esplosiva
come se il domani
dovesse essere ora 

osservarmi mentre ti spoglio
di ogni tua convinzione
sentire attraverso la mente
lasciare da parte la sensibilità

credere di essere affamati 
di qualcosa che non ha nome
forma
che sa di tutto e nulla ancora
sostanza

Sostanza, psiche ovunque
quando vado via
dopo aver lasciato qualcosa
tunnel buio, luci 
e comprendere che sei reale. 


martedì 30 aprile 2013

Dimenticanza





Io allora avrò lo sguardo di una bambina impaurita,
godendomi ciò che ho avuto con facilità, ma così tanto fragile
cercherò in ogni modo  quel che mi spetta
mendicanti carichi di sogni
fugaci viste all’ombra dell’anima
sentiti battiti del cuore pulsare nella testa
graffi d’amore sulla pelle
occhi ingannevoli e silenzi portati via.
Nella monotonia di quel che siete
non lasciate traccia neanche a piedi nudi
e non distinguo nulla in me
tranne l’impossibile
che vedo distintamente.
Scrivo ad intervalli irregolari
come irregolare è la mia vita
che sento reale, esiste e poi scompare
così la sazietà che ho di me stessa
diventa bianca o nera sul foglio di quest’anima.
In fondo a quelle strade
dentro quel bosco, giù negli abissi
dove ho custodito gelosamente il mio essere
penso e non penso nulla
come un’illusione finale
esplosa nell’indefinito spazio. 

domenica 14 aprile 2013

Air








Sotto i portici una coppia si bacia
mentre i fiori guardano il cielo in silenzio
colorati, profumano di vita
cullandosi dolcemente
vorrei sapere 
e lo vorrei sapere proprio ora,
se forse il tempo giusto sarà domani
o forse oggi
per capire chi siamo
adesso, il momento giusto
adesso
scopriremo cosa abbiamo fatto.
Canterò in silenzio 
nella mia mente con te
canterò negli anni fino a quando non sarò stanca
abbracciati davanti casa
abbracciati per proteggerci ancora e ancora
dentro la debole cornice che ci avvolge
cantiamo oggi in questa notte
canta per me
leggeri come il vento sulla nostra pelle
leggeri come la vita che ci porta via
sempre di più
sempre più in alto
ovunque. 

giovedì 28 marzo 2013

Informazioni Nutrizionali







Quando fai scivolare la tua mano sul mio corpo
ricorda che la città deve ancora morire stanotte
c’è un gruppo di ragazzi che gioca sotto 
li sentiamo con la finestra aperta
mentre mi baci il collo e mentre chiudo gli occhi
la nostra pelle si strofina
e il resto va
tra vaghe stelle infinite e nell’abisso dei nostri pensieri
questo è quello che mi hai fatto ragazza
questo è quello che mi hai fatto
tra bicchieri sporchi 
biglietti da visita
la modalità con cui chiedere alla vita una risposta
forse è dentro quell’agenda che porti sempre con te
pregare insieme che ci sia sempre un inizio
lontani
coscienti
prestami dei soldi 
siamo pronti per andare via? 
Tutto ha un prezzo ovunque
per lo spettacolo
sali su quel palco bimba
fai l’amore con te stessa 
siamo arrivati ci siamo divertiti troppo
abbiamo sempre messo l’amore al primo posto
ed è così che inizia la fine
ma io aspetto e son pronto per andare
dopo averti succhiato anche l’anima
la mia si è persa
te lo ripeterò finchè non lo capirai
che questa è la follia più bella che abbiamo fatto insieme
chiudi la finestra 
il gusto intenso dell’ultima sigaretta arriva fin qui
la città finalmente ha cessato i suoi battiti
ed io voglio cercare una notte di velluto.  

domenica 24 marzo 2013

Waves


La vita va
corre
rotola
si trascina
ride e piange
infrange le regole
come sulle montagne russe
ci sono lacrime che cadono 
anche se si sta a testa in giù
segnano il suolo
l’anima
scolpiscono i nostri segreti più profondi
racchiusi in momenti felici
tra un abbraccio
un bacio sognato
un cielo infinito che chiede di esser guardato
almeno una volta
forse ciechi
come non lo siamo mai stati
forse genuini
disperati 
umiliati 
non compresi

ma la vita va
non si stanca, non si ferma
ci sceglie senza preavviso
senza un perché
non chiede nomi 
non pretende
e sentire che non vale la pena
di fare niente
per abbassare la nostra febbre
la paura
l’amore codardo 
verso la libertà
dietro un sorriso 
c’è molto di più
c’è l’infinito
un libro aperto , cento , mille
come voi 
ci si riconosce a vicenda,
simili
ci annusiamo
ci mangiamo
diventiamo ogni giorno

sempre di più
la felicità provata in piccoli attimi.  



Gli Stagisti.


Era una vita semplice quella degli Stagisti.

La mattina si alzavano, un caffè, un biscotto e poi via a lavoro. Anche nel viaggio di andata, in metro, la vita degli Stagisti si schiudeva come un piccolo fiore di fronte alla voragine che gli girava attorno. Anche nel caos, tra spintoni e odori forti,la loro compostezza e loro umiltà non potevano non farsi notare.
La loro dignità partiva già da quando appoggiavano il primo piede per terra, quando ancora il sole non ne voleva sapere di farsi vedere, quando ancora assonnati, sapevano di andare a lavoro gratis.
Sì, gratis, proprio così.
La fortunata azienda che li ospitava era l’Alpisgum SpA, un’azienda di tutto rispetto, conosciuta per i suoi innumerevoli finanziamenti dedicati alla ricerca del “Lo stagista perfetto”.
Quella mattina i 4 ragazzi si avventurarono tra gli immensi uffici dell’Alpisgum , terzo piano, in fondo a sinistra. Luana, Claudiano, Lanetta precisi come l’orologio svizzero entrarono nell’ufficio di Encanana Botte, con i relativi cani sguinzagliati per fargli cavare le parole di bocca. Federica invece entrò per ultima, fiatone e spensieratezza. Encanana Botte in realtà non metteva così paura e i 4 ragazzi nel giro di poco si sentirono subito a proprio agio. Il momento di entrare in azienda, dopo il breve colloquio, era finalmente arrivato.
I 4 ragazzi  si avviarono così nei sotterranei dell’azienda. Appena entrarono (sempre accompagnati da Botte E.) sentirono subito una puzza terribile di cessi non lavati, comunemente dicesi “puzza di fogna”. Si guardarono spaventati, ma la curiosità e la novità incoraggiava i 4 ignari ragazzi sperduti. Ognuno di loro venne portato nell’ufficio stabilito, e dopo i primi convenevoli venne dato loro subito del lavoro da sbrigare. Nel giro di due giorni un’altra stagista, Ornella, venne a conoscenza della presenza degli altri 4 stagisti tramite Luana che era nel suo stesso ufficio. In pochi giorni il gruppo si era allargato. 
I giorni passavano e tra una cosa e un’altra, un cazzeggio, una merenda e 8000 fatture da registrare nel giro di poche ore, il legame degli stagisti si era fatto decisamente più forte, ma la tranquillità di quei giorni non sarebbe durata a lungo. Il nemico, covava e tramava sotto banco un piano diabolico. 
Tutto iniziò con Lanetta. Il ragazzo era stato preso di mira dallo Stalker. Gli altri stagisti non potevano aiutarlo. Lanetta il giorno prima si era ritrovato in bagno, e nel mentre stava facendo pipì si era trovato questo energumeno che gli fissava il pistolino decisamente arrapato. Da quel giorno lo Stalker prese di mira il povero Lanetta, che con ogni scusa ne approfittava per toccarlo e strusciarsi vicino. Nel mentre e per ultimo, nel gruppo si inserì il Rinda Dario, un ragazzo altissimo che, stanco delle solite battute e delle solite domande, era entrato direttamente in azienda con un biglietto attaccato sulla maglia:
 “ Leggete qui e non rompete il cazzo: sono alto 2.10.” Dopo questa entrata in azienda nessuno ebbe il coraggio di domandargli più nulla. Nel frattempo Claudiano faceva il furbo. Bighellonava accanto alla scrivania e ridendosela con la Capa pensava ormai di aver fatto carriera. Ma si sbagliava; un bel giorno arrivò Ciccio Panzo e con una culata da 500 tonnellate lo scaraventò nell’ufficio dietro (quello sfigato), vicino all’arrapata Milf anoressica. Giorni bui incominciarono per il nostro caro amico Claudiano. Luana insieme ad Ornella invece non avevano tempo nemmeno di fiatare. Vinci che vinceva tutte le scommesse, ormai era sotterrata da miliardi di fatture di Porto Paros, Ornella invece faceva da tappa buchi per tutti i 19 dipendenti dell’ufficio. In più doveva subirsi la puzza di sudore acido di mucca squartata ogni pomeriggio.
 Aveva perso così l’olfatto.
Federica invece era arrivata in ufficio con una bella cicatrice in faccia, dovuta alla lite che aveva avuto nel bagno della suddetta azienda con la tettona taccona vacca, che, gelosa per le sue scarpe, si era attaccata in bagno come una perfetta zarretta del Naxos. “Io sono la più figa dell’azienda cazzo vuoi”!!! continuava ad urlare la tettona Naxogina, e nel mentre Federica Netti le mostrava il suo lato b scorreggiandole in faccia. 
Ma questi eventi erano isolati, gli stagisti in preda ad allucinazioni e paure si confidavano nelle lunghe ore di pausa al Baretto Alpisgum.
Chi si abbuffava di gelati, chi di mandarini e chi di caffè. I tavolini non erano mai stati così sporchi, l’unto era ormai un must del pomeridiano.
Ma le scene più belle si vedevano a pranzo. Gli Stagisti ormai al completo scatenavano la loro frustrazione davanti al tavolo del Red Tomato , la “tavola rotonda” così ribattezzata.
Arrivavano sempre con una fame mostruosa, ma quello che dava più spettacolo era Lanetta. Pugni sul tavolo e forchette che sbattevano ad intermittenza: “Ho fameeee!!E voglio il pane donnaaaaa!”, Sbam! Sbam! Sbam! Si sentiva in tutto il palazzo. Arrivavano pizze, insalatone e gli Stagisti trangugiavano come orsi affamati con la bava alla bocca. Già, così il pomeriggio potevano dormire allegramente sulla scrivania, scoreggiando di tanto in tanto, e sbattendo la testa contro il monitor …. “ sto schizzando maleee”!! urlava ogni tanto Ornella. La sentivano fino al terzo piano talmente il grido era disumano, anche i Capi non potevano dirle nulla, talmente inferocita e incazzata. Inoltre Claudiano interferiva nel suo lavoro con visibili provocazioni. Netti ormai per salvarsi dalla gallinaccia bisbetica tettona, si era fatta amica le due tardone biondo platino, mentre Rinda ormai era sommerso dai pacchi dell’archivio che avevano raggiunto i 4 metri. La fine degli Stagisti era quasi arrivata.
In questo stato non potevano ci certo andare avanti. Soprattutto Lanetta che era perseguitato dal frocione arrapatissimo e voglioso di mazze. Erano passati ormai 3 mesi dal loro arrivo e tutto andava peggiorando. Le pause duravano sempre di più e le cazzate erano alla portata del giorno. Le ragazze sembravano perennemente mestruate, i ragazzi avevano ormai i capelli bianchi e le occhiaie.
Il tongolone dietro l’ufficio di Luana e Ornella non faceva altro che parlare di treni e ridere con l’obeso, mentre la Milf accanto a Claudiano continuava a masturbarsi sotto il banco. La situazione stava decisamente degenerando. 
Ma gli ignari Stagisti non sapevano chi c’era dietro tutto questo. Alla festa dell’Alpisgum arrivarono tutti in tuta, sbattendosene di chiunque capitasse a tiro. La ragazza all’entrata della sala da cerimonia li guardò schifata e disse: “Buonasera sono 10 euro a testa”. A quel punto Ornella  mostrando il coltellino sotto la manica della tuta rispose : “Se non ci fai entrare aggratis ti sgozziamo”. Entrarono subito senza nessun problema, ovviamente “aggratis”.
Non appena ebbero la situazione sotto mano, capirono subito. Ecco chi bramava alle loro spalle. De Cazzis, il capo supremo dell’Alpisgum. Avevano assunto Lanetta solo per formare il triangolo amoroso. 
A quel punto si guardarono tutti in un momento di imbarazzo assoluto.
Non solo gli Stagisti erano vestiti in modo inappropriato (con tute da scaricatori di porto) ma tutti i dipendenti erano in versione sadomaso. All’improvviso Lanetta con un movimento impercettibile si strappò la tuta davanti agli altri poveri Stagisti scioccati, mostrando così sotto un completo preso al Samara’s Show.
“Mi dispiace” disse ghignando verso gli altri quattro poveri ragazzi. “Ho dovuto cedere, vi ho tradito”. Così facendo, De Cazzis scoppiò in una sonora risata che riecheggiò in tutto il palazzo e facendo partire “Danza Kuduro” incominciarono tutti a dare colpi di bacino.
A quel punto, Claudiano ebbe il colpo di genio.

Ritornarono alla sede dell’Alpisgum Spa rubando mezzi di trasporto di fortuna e scassinarono la saletta dove erano depositati i regali di Natale per i dipendenti.
Bruciarono tutto per vendetta facendo un bel falò di quelle inutili cose.

Per Natale i dipendenti dell’Alpisgum avrebbero mangiato solo finocchi.



(Ringrazio tutti i partecipanti del racconto, che sono persone reali....ahimè...tutto ciò è accaduto per davvero in parte..o forse solo nella nostra immaginazione. Ricordo ancora quando ho letto questo racconto ai protagonisti, quanto ridere. Son stati mesi fantastici. Grazie) 

venerdì 15 marzo 2013

My Funeral








Sebbene l’orizzonte degli eventi sia schiavo dei giorni che passano senza tregua sulle nostre teste di acciaio che sbattono violentemente le une contro le altre la soluzione è urlare sommessamente davanti al precipizio buio che porta suoni mai sentiti prima odori e profumi che sanno di vita di morte, che esistono, realtà nella realtà e finzione senza fine sotto un abbraccio un applauso senza concetti preconfezionati imballati e spediti senza ricevuta e stupore sui nostri visi quando ai funerali si celebra sempre ciò che è stato e mai ciò che sarà, il nero come abisso e inferno sulle nostre spalle che urlano di dolore per tutto ciò che portiamo dietro invisibile e carico di carica esplosiva basta toccarci a vicenda per sentire e vedere in fondo, 
in fondo a tutto ciò che copriamo, calpestiamo, maltrattiamo, odiamo e malediciamo, ma il cielo resta uguale nella sua freddezza e cecità 
nudi sotto le nostre regole 
nudi sotto le coperte nudi sotto la nostra pelle, nudi. Ho rivisto il mio alter ego camminare al mio fianco in una strada buia chiedeva di me, contro di me si scagliava con pietre e bestemmie e vomitava note di musica assordante pronunciando nomi a me sconosciuti e chiedendomi perdono per tutto ciò che era stato e mai sarà, sotto la terra, ancora qui la tua chitarra rossa piange e si lamenta dolcemente lasciandoci nei nostri abbracci mentre capiamo di svanire nel nulla per poi ritrovarci chissà quando senza comprendere, anche quando sotto la terra striscio e mi domando nonostante sia coperto e non respiro come mai riesco a piangere, nella notte rimango, solo, con i vostri pensieri a farmi compagnia non mi avrete mai io sono libero libero come il mare in tempesta gioioso triste come un pazzo in galera e riderò guardandovi ancora con amore e compassione perché nella notte le anime non chiedono sconti, non pretendono sguardi ne sorrisi,

incontriamoci ancora domani , nessuno lo saprà, anche se è troppo tardi.

sabato 9 marzo 2013

Then







Nel silenzio della mente 
fuori dal tempo
aspettando 
il nuovo cammino
sento gli echi di me stesso
vibrare nell’aria 
presto amico
presto
tu sei apparso
e nel freddo mi riposo
fuori dal tempo
non salvarmi da questo spazio infinito
non dirmi addio
tra questi colori
sono sopravvissuto
ma è troppo tardi
il buio muove amore
rimangono solo anime a metà
in questo difficile viaggio.

Nel mio sogno
ci sono fiori 
che non muoiono mai
c’è più di quel che sai
tutto può accadere 
e vorrei aspettare per sempre

l’anima scivola nella notte
nel silenzio della mente.


mercoledì 27 febbraio 2013

Python

Ispirato dal dipinto ( qui sotto postato ) di Max Petrone, noto artista Torinese. http://www.maxpetrone.com/







Non dormirai questa notte.
Cadrai nell’oblio che ti ha sempre accompagnato da quando ti osservo. Più ti guardo e più mi dissolvo, in un gioco di colori oscuri che si violentano tra di loro. Sentirò la tua paura scendere verso il basso e fare la lotta contro la tua coscienza. Quello è il momento migliore dove la mia eccitazione arriva al culmine. Ciò che tu chiami reale contro l’onirico. Credi che ci sia differenza? Credi davvero che tutto questo possa salvarti? Perché ti ostini a combattermi, a denigrarmi, a farmi a pezzi, pensando che la tua mente sia governabile? Riempiendoti la bocca di assurdità che oscillano paurosamente a ridosso dell’oscuro. Ti ho visto tante volte pensare di aver vinto mentre io di soppiatto ti osservavo sbavando nugoli di fumo denso e scuro. Ti cadevano sulla faccia e tu non te ne accorgevi, rannicchiato nel tuo letto sotto le coperte, e guarda che i tuoi pensieri erano giusti, facevi bene ad avere paura. Anche ora sento che l’ansia arriva. 
Sento i tuoi respiri, il battito del tuo cuore...stai di nuovo scivolando lentamente verso la porta delle tenebre... ed io inizio a sciogliermi. Peccato tu non possa guardare la mia bocca mentre l’avvicino alla tua, mentre rido freneticamente la tua stanza si riempie di un eco insistente che mi fa delirare. Oh sì piccolo mio, continua a dimenarti in quel letto marcio dove credi di dormire, dove fai finta di rifugiarti perché sei convinto che tutto questo sia solo frutto della tua mente. Peccato che tu non possa vedere il mio corpo sul tuo, ecco perché non riesci a muoverti. Quanto mi piace. Lo so che vuoi svegliarti, lo so, non piangere, vedo le tue orbite fare avanti e indietro sotto quella pelle così delicata, le tue sopracciglia tese , sei una smorfia  unica, l’unico momento dove finalmente sembri uguale a me, sebbene io non possa vedermi allo specchio perché mi chiami Illusione! 
Tu sei il mio io! Tu, sei mio! 
Come posso essere illusione se non riesci a muoverti? 
Guardala bene la mia faccia ora mentre apri gli occhi spaventato . Guardami con gli occhi spalancati ancora una volta, mentre ti accarezzo la fronte.

Buona Notte, piccolo mio,

il tuo Incubo.

lunedì 25 febbraio 2013

Tutto d'un fiato

Ho rivisto un volto pallido e privo di espressione credo fermamente che la felicità non possa esistere come continuità di vita credo fermamente che ciò che noi chiamiamo felicità in realtà sia solo estremo bisogno bisogno di qualcosa che ci faccia stare bene lo compri quando vuoi e al prezzo che desideri.
Come i tasti di un pianoforte gli eventi si susseguono e continuiamo ad avere paura senza ammetterlo nessuna legge rimpianti sottoterra che sanno di muffa e dolci parole che ci imbambolano con furia distruttiva nell'ignoranza che accarezza tutte le nostre futilità. 
Giornali portatori di verità non accettate o accettate e capite da pochi burattinai che continuano con le loro favole e creduloni che pendono dalle loro labbra chiusi tra le quattro mura di casa cresciuti tra assurdità pane e calcio pane e fumo idiozie che rimbombano in testa mescolate ancora social network nel quale escono fuori argomenti privi e infondati di assurde teorie schiavi di qualsiasi cosa ci rivolgiamo al padre nostro nell'attesa della tua venuta tra sesso caramelle amare che vanno succhiate senza respirare un pò perchè i lamenti sono come luci a intermittenza che attraversano strisce pedonali nel quale qualcuno rimane schiacciato mentre gli altri continuano a camminare a testa bassa pensando ancora che siano liberi e ragazzini che credono di sapere tutto della vita e nascono professorini con la penna attaccata al culo per dimostrare che l'unica soluzione sarebbe un bel buco in testa capisci che a volte ci vorrebbe un reset di ogni merda che ci viene proposta un lavaggio del cervello o come cazzo si chiama perchè ne hai le palle piene di questo schifo compreso te quando ti ho rivisto con le tue stronzate e tuoi bei modi di fare che però adoro così tanto ma fatti un esame di coscienza e chiudi con qualsiasi cosa che puzza di saggio i brividi hanno sempre un significato disincanto regalato a buon prezzo tra il mazzo di rose. 
Ipnotizzarsi con le storielle che sappiamo a memoria e auto convincersi di tutto ciò che ci viene dato e sbattuto in faccia senza un senso logico che di logica non ne abbiamo mai avuta e non c'è un prima e non c'è un poi solo il mondo dove crediamo di vivere tra le poche illusioni che sono le uniche realtà.
Illusioni
conoscono questa parola più di ogni altra cosa e anche voi. 

Prendete un ago scoppiate questa bolla mandate via questi fantasmi chiudeteli distruggeteli bruciateli, insieme alla tua e vostra imbecillità.  

domenica 17 febbraio 2013

Yiure


Quanto fanno male le luci
che ci colpiscono senza preavviso 
e quanto ci si sente in colpa e dispersi 
quando si sta al buio
a brancolare
tra soporifere fiabe
raccontate prima di andare a letto
tra pensieri e parole
tra sguardi che dicono tutto
tra sorrisi che nulla dicono
che fanno presente solo al presente
ci si divide così
con i giorni e mesi che corrono veloci.
Il tuo maestro si inventa la vita
resisterai nella coltre dei suoi pensieri
ciò che credi giusto 
ha preso schiaffi più e più volte
come quando hai bevuto
fino a farti nuovamente male
il tuo medico saprà
come curarti
stai pur certo 
che alla meta 
ci si arriva
ci si spoglia
si striscia
ci vorrebbe un prete
che ci assolva
per non aver detto
per non aver fatto
nostra la vita. 

sabato 9 febbraio 2013

Distributori



Distributori di odio
e frasi farneticanti
che accarezzano la mente
basta avere poche necessità
per rimanere a bocca aperta
nei distributori di odio
ci sei anche tu

tu che conteggi quante volte
hai detto bugie
che ti guardi allo specchio
e non rimane nulla di te
delle tue parole
di tuoi capelli lunghi
morbidi
leggeri come leggero è il tuo sorriso
amaro, davanti ai distributori di menzogne

ti senti bene nel finale dei tuoi giorni
lontano da tutti
e non temere che avrai sempre ragione
ragione sorda e consapevole
aggiustati il bottone della giacca
davanti al distributore della fugacità

e chissà cosa sei
non hai quel che vuoi? 
quei giorni non saranno mai uguali ad altri
da lassù il mondo era diverso
perfino in quel teatrino della prima volta
ed ora guarda cosa ti rimane

nei distributori della viltà
tra tanti applausi e ovvietà 
ci sei solo tu.




giovedì 7 febbraio 2013

Come è logico che sia


Ti asciughi le gocce di sudore mentre non aspetti altro che il turno finisca
biascichi qualche parola, e il capo che ti chiede
perchè non gliel’hai ancora data
data
la data del calendario, di quando ti andrai a togliere il dente
dente del giudizio, Dente che canta “Buon appetito”
buon appetito al Bar Barbarè
tu fumi e mi guardi con gli occhiali spessi
chissà a cosa stai pensando, mentre la tua maglietta
sento che ti sta stretta, troppo stretta
nei miei panni, nei tuoi, avrei messo quella nera
che fa sempre più magra, più fashion.
Sfashion Cafè, si ma smettila di pippare
e togli il saluto a quello che ci prova con te, fidanzato
atomizzato dalla ragazza incazzata che ha la sua password di facebook
cornuta e felice al Bar Barbaroux 
troppe, troppe tette e culi al vento, ma che senso ha
se poi diventano come gli antipasti all’Auto Grill
insipidi e con i nomi che sai a memoria, nomi datati
ma alla fine rimane quello
rimane sempre quello
quello con o senza sesso, con o senza limone, con o senza 
senza o con 
quello che vuoi tu
alle prese con cerette, e profumi
tutto un casino per una sola scopata, e ti incazzi
sempre tutto così difficile
difficile scoprire, assaporare, mangiare, comunicare
tu in macchina, guardi allo sfinimento lo specchietto, c’è la luce all’interno che 
ti rende un cesso, e non vedi l’ora di essere lì
l’ora, l’ora di parlare, di star zitti, di agire , l’ora in cui ti sdoppi
e inevitabilmente esce fuori il vero te, il vero io,
la scopata passa in secondo piano,
tu che mi guardi, e c’è sempre l’innocenza
anche nascosta sotto un paio di baffi
o di falsi sorrisi
perchè sebbene possa sembrare tutto così
senza un senso
alla fine ti ritrovi in una casa non tua
e chissà se finisce bene o male,
male sicuro
poi c’è il cane che abbaia e rovina tutto
tutto in un nano secondo.
La prossima volta metti la maglia nera. E’ più fashion.


giovedì 24 gennaio 2013

La città nella notte



La città d’inverno nella notte vive di soli uomini che urlano timidamente davanti le finestre delle proprie case. Tra i rumori sommessi, le luci ingoiano quei pochi suoni che si annidano ai lati dei palazzi lucidi e anonimi. Ci sono coperte pesanti che coprono corpi nudi e corpi nudi che coprono altri corpi nudi. Il calore è raccolto in un abbraccio, è vicino al gatto che goffamente si muove sul letto dei padroni, mentre dentro un qualsiasi androne di una vecchia casa storica, si alita un debole fiato.
I passi sono sempre ben presenti la notte, quando fa freddo. Con un cappotto addosso si taglia l’aria, si taglia l’aria con un bacio fuggevole e si taglia ancora l’aria ad ogni parola pronunciata. Tutto ha un peso diverso e nella notte non possiamo far altro che ignorarlo.
La città d’inverno mostra sempre la seconda parte che è in noi. La parte più vera, più spensierata, la parte più magica e misteriosa. Quella passionale, egocentrica, la notte ci mostra sempre la misura della nostra solitudine. A volte è un abisso. 
O forse siamo noi l’abisso.

La città nella notte vive di soli uomini che non hanno paura di chiudere gli occhi e sentirsi soli. 






lunedì 21 gennaio 2013

Levinia

Toglimi ogni dubbio e guardami mentre pulisci il sangue dalle mie ferite.
Lascialo colare mentre conti le gocce dense che timidamente ti guardano impaurite.
Toglimi ogni dubbio, congela l'attimo. E saprò chi sei. 

lunedì 14 gennaio 2013

Cucchiaino


Il the preso sul balcone alle quattro di mattina, in una calda estate di fine luglio, ha tutto un altro sapore. Prendi il cucchiaino e posalo per terra, con i biscotti che sembrano sorridere verso le stelle immobili e annoiate. 
Lecca il cucchiaino, come se fosse linfa vitale, strofina la tua bocca, devo sentirne il suono, contro qualcosa, o mi sembrerà di non averti vicino. 
Devo guardarti, ingoiarti e ferirmi per sentirmi sazio. 
Slegare i nodi dei capelli e sentire che di reale per ora c’è solo quello. 
Abbiamo fame, forse di vita, abbiamo fame di ogni maledetto secondo che ci strappa la pelle. 
Forse è questa la felicità. Sento che è così mentre bevi l’ultima goccia di the. 

lunedì 7 gennaio 2013

01:57


Cara amica

nella penombra di una camera scura e fredda luci accese e pensieri distinti nascosti tra gli scaffali, mentre fuori fa freddo e dove ognuno vive dei sogni altrui, rumori lontani e assordanti, fastidiosi, tacchi a spillo contro cemento scuro, passi svelti insieme alle luci, le labbra, la musica, evanescenza pungente come nebbia fresca montata a neve. Odori forti prostranti contro l’immobile meccanismo della vita che ancora una volta funziona a singhiozzi,

impercettibile
sfocata 
farneticante

nell’assurdo delle contraddizioni illogiche che giocano a nascondino tenendosi per mano, parole che contano come granelli di sabbia al sole, fisse, inutili, inchiodate mentre urlano di dolore e sanguinano sorrisi, di tutta questa leggerezza non rimarrà anima viva all'infuori di te. 

domenica 6 gennaio 2013

Vernice

Le strade vuote nella Torino per bene hanno sempre un altro sapore di notte... quando ti ritrovi in auto in compagnia della musica e distrattamente guardi volti sconosciuti che attraversano la strada. Magrebini che ti vogliono vendere a tutti i costi gli occhiali a forma di cuore, e quel tizio che sembrava uscito da un film di Tarantino. Abbracci scambiati per non rimanere soli e imbrattati di vernice fresca che ti rimangono addosso. Luci bianche e capelli selvaggi, mani che si uniscono e si muovono intelligenti. Bocche felici disincantate appese ai muri neri, cervelli fritti serviti con bouquet di rose. Poi finisce la canzone, anche questa sera finisce qui.
Ed anche questa volta , ti rendi conto che la cornice di tutto è sempre e solo Lei.