C’è un unico posto dove andare.
Le impronte sul terreno si fanno sempre più pesanti e la neve riflette tutto il
suo candore.
Le voci si fermano.
Il respiro si fa sempre più
affannato mentre il rumore della notte è lieve, incombe nell’aria circostante e
nel mentre protegge. Il suo cappello le scivola dalla testa, lei cade
violentemente ormai sfinita, dopo una corsa che le ha tolto le ultime forze
rimaste nelle sue esili gambe, vicino ad un albero. Prende della neve e con
delicatezza l’avvicina alla bocca per sentirsi ancora viva perché il cuore le è
arrivato in gola, brucia. È fredda, troppo fredda per poter essere reale, il
suo respiro peggiora e nel mentre sente
ancora il rumore dei mitra in lontananza che ricordano ramoscelli spezzati sotto i pesanti scarponi invernali.
Pensa a dove potersi nascondere. La guerra ormai le ha strappato ogni cosa,
anche i sogni, quelli più semplici, quelli che a detta di sua madre potevano
essere realizzati nonostante le difficoltà. Inizia a nevicare e tutto diventa
surreale. Non riesce a comprendere la realtà dal sogno, ormai è troppo tardi.
Guarda con occhi sbarrati un lupo che furtivamente le si è avvicinato. E’
bianco come la neve, forse ha paura, proprio come lei. Si guardano a lungo,
come se si conoscessero, ed entrambi si scambiano le rispettive vite. Lei
allunga una mano verso il vuoto ormai priva di forze ed il lupo scompare. Si
sentono solo i rispettivi passi ovattati andare via e qualche pezzo di neve
galleggiare in aria. Chiude gli occhi.
In quei secondi si ferma ancora
una volta, lontana da tutti, lontana dalla vita. Il cappello è ancora lì, rosso
come il fuoco, lo aveva comprato a Stoccolma durante una vacanza. Ripensa al
ballo di quella sera, si rivede in quel bosco, dietro casa sua, in mezzo alla neve sulle note di Čajkovskij, lui le prende
la mano con gentilezza, lei capelli raccolti e labbra rosse, iniziano a danzare
leggeri sapendo che l’amore che li lega non è indistruttibile, l’amore vero
proprio perché vero, sarebbe finito, lo sapevano entrambi. Lui arruolato nell’esercito,
lei colpevole di aver tradito la patria. Ma il bosco dietro casa sua era un
mondo a parte, lì potevano essere solo Alaina e Simon, nudi di ogni colpevolezza.
Un passo, due passi, su quella neve che li rende leggeri e candidi. Ma lei è lì,
attanagliata dal freddo, non riesce a muoversi, non capisce cosa sta
succedendo, vorrebbe che la notte per un attimo potesse tacere.
-
Quando
verranno a prenderci, promettimi che farai di tutto per salvarti - continuava a
ripeterle la madre pochi giorni prima dell’inizio dei bombardamenti.
-
Non
dire certe cose. Non ti lascerò sola. - Le
aveva detto con le lacrime agli occhi.
Ricorda ancora quelle parole così taglienti, dette tra le quattro mura
di una casa che a malapena si reggeva in piedi. Ricorda di non aver saputo
mantenere la promessa. Una promessa mantenuta o una pallottola in corpo, nel migliore
dei casi. In cuor suo sapeva di poter scegliere solo tra quelle impietose prospettive.
Il sangue continua a scendere, la lucidità la sta abbandonando, và e viene come
il sole quando filtra dai rami degli alberi, debole, inconsistente. Poi all'improvviso sente qualcuno avvicinarsi, non le importa di sapere
se sono venuti a darle il colpo di grazia. Che sia veloce, fate veloce vi
prego. Chiede perdono alla madre. Non ha salvato né l’una né l’altra. I passi
si fermano, qualcuno la guarda dall'alto, sente il respiro affaticato su di
lei, scarponi sulla neve che sanno di soldato.
-
Alaina
sei tu - dice l’uomo buttandosi per terra e prendendola tra le braccia. La guarda
sconvolto, è ancora così bella anche mentre la morte le aleggia vicino.
Non riesce ad aprire gli occhi Alaina. I raggi del sole sono
scomparsi, ora è buio intorno a lei. Può solo sentire una debole voce e un
profumo a lei conosciuto. Conosce bene quel profumo, sà a chi appartiene. Lo
ricorda da quella notte, da quando avevano danzato assieme. Forse era venuto
per salvarla ma era troppo tardi.
Lui la stringe a sé, biascica parole di dolore che ormai nessuno può
sentire, parole che ormai non hanno importanza, parole che vengono assorbite
dall’aria circostante proprio come fa il sangue mentre si increspa tra la neve candida.
Alaina stavolta non sente nulla. Rimangono solo i suoi ultimi pensieri
nell’aria e il rumore dei mitra, che in lontananza ora sembrano squarciare il
cielo.
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